Intelligenza artificiale e consumo energetico, non è una semplice equazione

Sono tanti in questi giorni gli articoli, le discussioni e le relazioni, serie e preoccupate, sul pericolo di un’intelligenza artificiale che possa estinguere le risorse energetiche globali. Proviamo ad osservare la questione con un diverso approccio

date center

In un mondo in rapida evoluzione in cui l’intelligenza artificiale (IA) si dirama e fluisce in modo capillare in ogni ambito della vita umana, le grandi aziende tecnologiche si trovano ad affrontare una sfida crescente: l’aumento del consumo energetico dei data center che ospitano i potenti chip di Intelligenza Artificiale.

I data center che alimentano la moderna Internet e oggi sono alla base delle tecnologie dell’IA esistono da decenni, ma la quantità di elettricità di cui hanno bisogno ora sta aumentando vertiginosamente. L’addestramento di modelli di intelligenza artificiale e l’utilizzo ormai universale dell’IA, stanno mettendo a dura prova le disponibilità energetiche.

Secondo il rapporto di Goldman Sachs dall’eloquente titolo “Generational Growth – AI, data centers and the coming US power demand surge”, pubblicato lo scorso 28 aprile, si prevede un tasso di crescita media composto (CAGR)  del 15% della domanda di energia dei data center dal 2023 al 2030, portando questo fabbisogno a costituire l’8% della domanda totale di energia degli Stati Uniti entro il 2030, rispetto a circa il 3% attuale.

Inoltre, si ipotizza che la domanda di energia dei data center, al netto dei consumi relativi alle criptovalute, crescerà del 160% nel 2030 rispetto ai livelli del 2023, con un aumento di circa 650 TWh entro il 2030.

Le grandi aziende tecnologiche, in ottica di responsabilità sociale d’impresa, consapevoli dell’emergenza climatica in atto e della possibile crisi energetica, riconoscono la necessità di trovare nuove fonti di energia pulita .

Queste aziende stipulano accordi di fornitura per acquistare energia sostenibile (eolica, solare, geotermica) ma le utility, ovvero le aziende fornitrici di elettricità, essendo questa tipologia di energia insufficiente a soddisfare il fabbisogno complessivo, si trovano a dover compensare le forniture con energia di fonte fossile da immettere in rete.

Tuttavia, la questione energetica è complessa e strutturata su molteplici livelli, che attengono l’economia, l’industria, la tecnologia e l’organizzazione sociale e culturale delle nostre civiltà: non è semplificabile ad una equazione algebrica dove si possa identificare un unico fattore causale.

In questo contesto ed in un’ipotesi di una crisi energetica imminente, è essenziale effettuare una riflessione ad ampio raggio sui molteplici aspetti che definiscono consumi, abitudini, necessità e sviluppo sociale.

Nella vita quotidiana l’utilizzo di elettrodomestici di vario tipo, non sempre necessari, di dispositivi tecnologici per lo svago e di apparati e sistemi che caratterizzano profondamente le nostre abitudini e comportamenti, non viene sottoposto ad una così profonda ed attenta analisi come in questo momento sono i sistemi di intelligenza artificiale.

Il discorso è ampio ma viene da chiedersi se una tecnologia potenzialmente foriera di sviluppo, crescita sociale e culturale come l’IA debba avere meno “diritto al consumo” rispetto, ad esempio, a  elettrodomestici come frigoriferi e condizionatori d’aria che sono immensi divoratori di energia che assorbono rispettivamente il 17% e il 20% della domanda mondiale di elettricità (AIE).

Anche i PC da gioco e console varie, che sono in genere visti come valide fonti di intrattenimento, non sono oggetto di critica nonostante il loro notevole consumo energetico. Infatti, a livello globale, questi apparati utilizzano circa 75 miliardi di Kwh di elettricità all’anno.

L’Agenzia Internazionale dell’energia (IEA) stima che una query ChatGPT richieda circa 10 volte più energia di una ricerca standard su Google: ma, d’altra parte, questo consumo significativo di energia previsto può essere considerato come un prezzo da pagare per una tecnologia che rivoluzionerà le nostre vite in maniera sostanziale?

Riteniamo quindi che la questione meriti una più articolata riflessione sulla scelta dei criteri in base ai quali definiamo un consumo energetico necessario e buono e quale inutile e dannoso per la società.  Comprendere se i compromessi inerenti all’inclusione dell’Intelligenza Artificiale in tutti gli ambiti della vita umana siano necessari, implica giudizi di valore e visioni differenti e a volte anche contrastanti.