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Che mondo strano il nostro. Tutti in guerra che affilano le armi, poi però scopri che il “nemico” non è sempre nemico e se serve è “cliente”, come nel caso del più grande produttore al mondo di chip per l’IA, Nvidia, come riportiamo in altro nostro articolo, questa settimana.

Infatti, nonostante le restrizioni statunitensi volte a limitare l’accesso delle aziende cinesi ai processori avanzati di intelligenza artificiale e High Performance Computing, una rete di acquirenti, venditori e corrieri sta aggirando i controlli sulle esportazioni statunitensi sui processori di Nvidia cruciali per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale. Oltre 70 distributori pubblicizzano apertamente questi chip online, con molti che promettono consegne in poche settimane e alcuni addirittura vendono interi server, come riporta il Wall Street Journal. Fatturato previsto: 12-13 miliardi di dollari.

In questa “guerra”, che guerra non è, OpenAI ha notificato ai suoi utenti in Cina che sarebbe stato loro impedito di utilizzare i suoi strumenti e servizi a partire dal 9 luglio.

“Stiamo adottando misure aggiuntive per bloccare il traffico API dalle regioni in cui non supportiamo l’accesso ai servizi di OpenAI”, ha dichiarato un portavoce di OpenAI a Bloomberg il mese scorso.

OpenAI non ha spiegato il motivo di questa decisione improvvisa. D’altra parte, ChatGPT è già bloccato in Cina dal firewall del governo ma, fino a questa settimana, gli sviluppatori potevano usare reti private virtuali (VPN ndr) per accedere agli strumenti (API) di OpenAI al fine di perfezionare le proprie applicazioni di intelligenza artificiale generativa e confrontare le proprie ricerche. Ora il blocco arriva dal lato statunitense.

Come riporta il South China Morning Post tuttavia questo blocco non farebbe altro che da “acceleratore” per i progetti di IA cinesi che, alla fine di marzo di quest’anno, sono 117, tutti servizi in stile ChatGPT, secondo l’ultimo elenco pubblicato dalla Cyberspace Administration of China. Come osserva il The Guardian, aziende come SenseTime, si stanno affrettando a “risucchiare” gli utenti rifiutati di OpenAI.

Dopo che il mese scorso erano già circolate voci sulle decisioni di OpenAI, Baidu ha offerto 50 milioni di token gratuiti per il suo modello di intelligenza artificiale Ernie 3.5, nonché servizi di migrazione gratuiti, mentre Zhipu AI, un’altra startup locale, ha offerto 150 milioni di token gratuiti per il suo modello. Tencent Cloud sta regalando 100 milioni di token gratuiti per il suo modello di intelligenza artificiale ai nuovi utenti fino alla fine di luglio.

Ed in più, secondo il giornale di Hong Kong, la misura è del tutto aggirabile, in quanto “limitare” l’accesso a servizi disponibili al pubblico come ChatGPT in base alla posizione geografica degli utenti può essere un compito arduo, tecnicamente o anche amministrativamente ad esempio, aggirando le restrizioni cambiando il domicilio di un’azienda.

Insomma, un blocco che non blocca.