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L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel giornalismo è questione ampiamente dibattuta e sempre più rilevante, laddove essa può determinare conseguenze significative sulla fiducia dei lettori nei confronti delle notizie che consumano.

Hilke Schellmann, giornalista investigativa, non a caso ha affermato, in un’intervista rilasciata a Laptop Mag lo scorso 3 luglio, che, nonostante l’IA può aiutare nella ricerca e nella generazione di idee, c’è un rischio significativo che le informazioni presentate possano essere inesatte o che le fonti non vengano citate correttamente, andando a danneggiare la reputazione delle organizzazioni giornalistiche e a minare la fiducia dei lettori. Secondo Schellmann, i principi più importanti del giornalismo sono l’accuratezza e il “contenuto fattuale corretto” e a ciò consegue che nell’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale, i giornalisti devono garantire il rispetto di tali principi.

Una prospettiva diversa, nello stesso articolo, viene offerta Jonathan Soma, professore di giornalismo dei dati alla Columbia Journalism School che insegna l’uso responsabile dell’IA in redazione. Soma riconosce che l’IA può essere utilizzata per generare risposte che sembrano plausibili ma non necessariamente vere. Questo solleva una preoccupazione riguardo la fiducia nel giornalismo: se le informazioni pubblicate non fossero verificate con precisione, i lettori potrebbero essere ingannati o confusi.

Tuttavia, Soma sostiene che la crisi di fiducia nel giornalismo non è causata solo dall’uso di tecnologie come l’IA, ma deriva in prevalenza da problemi sociali più ampi. A tal proposito, risulta necessario un rigoroso lavoro di fact-checking per mantenere l’accuratezza delle informazioni.

Diversi studi e ricerche hanno messo in luce, gli aspetti psicologici che i lettori sperimentano dinnanzi a notizie generate con l’IA con il prevalere di un mix di ansia, preoccupazioni etiche, e il desiderio di trasparenza.

Benjamin Toff, direttore del Minnesota Journalism Center ha condotto una ricerca, (di cui avevamo scritto in precedente articolo) che è stata presentata al Poynter’s Summit on AI, Ethics and Journalism lo scorso 11 giugno. La ricerca, attraverso il metodo dei focus group che coinvolgevano 26 consumatori medi di notizie, con differenti livelli di conoscenza sull’uso dell’Intelligenza Artificiale nel giornalismo, ha offerto un’analisi degli atteggiamenti dei consumatori di notizie.

Lo studio ha rilevato che l’utilizzo dell’IA nel giornalismo veniva percepito come una minaccia alla trasparenza, soprattutto per la difficoltà nel distinguere le notizie generate da giornalisti e dunque frutto di un’attenta analisi, da contenuti generati artificialmente dalle tecnologie di IA. I partecipanti alla ricerca richiedono che le organizzazioni giornalistiche comunichino chiaramente quando e come l’IA viene utilizzata. Questa trasparenza è vista come essenziale per mantenere la fiducia del pubblico e garantire l’integrità delle notizie.

Anche il Digital News Report del Reuters Institute dell’università di Oxford, pubblicato lo scorso 15 giugno, ha rilevato che il pubblico ha opinioni contrastanti sull’uso dell’IA nella creazione di notizie; infatti, emerge circa il 49% del campione della ricerca a livello globale, ha letto poco o nulla al riguardo e dunque ha una bassa consapevolezza dell’utilizzo dell’IA. D’altra parte, coloro che sono più informati, hanno esposto preoccupazioni riguardo all’accuratezza delle informazioni create mediante l’IA e sul potenziale di disinformazione. Inoltre, le opinioni sull’Intelligenza Artificiale variano da paese a paese, e sono influenzate ampiamente dalla copertura mediatica e dalle opportunità offerte dalle tecnologie. Ad esempio, risulta che gli intervistati negli Stati Uniti sono più a loro agio con l’uso dell’IA rispetto a quelli in Europa, dove la copertura mediatica dell’IA tende ad essere più negativa e sensazionalista.

In generale, dai vari studi emerge che, mentre l’uso di IA per compiti di supporto, come la trascrizione di interviste o la sintesi di materiali, è generalmente accettato, l’uso dell’IA per la creazione di contenuti autonomi è visto con maggiore scetticismo.