Visto il periodo post vacanziero potrebbe essere passata in secondo piano, nell’attenzione pubblica, la recente querelle all’Espresso, che riepiloghiamo per l’importanza che questa testata ha rivestito nel panorama giornalistico del nostro paese e per l’affetto che molti di noi giornalisti provano per essa conservandone, nostalgicamente, i ricordi e le immagini di tempi gloriosi oramai perduti.

Lo scorso 2 settembre il Comitato di Redazione de L’Espresso aveva pubblicato un comunicato, proclamando lo sciopero per il 3 settembre, impedendo in tal modo la pubblicazione del numero di questa settimana.

Il comunicato recitava: “L’assemblea dei giornalisti de L’Espresso esprime sconcerto per le scelte dell’editore e del direttore e forte preoccupazione per le ultime comunicazioni ricevute. I mancati rinnovi dei contratti a termine, l’assenza di un piano editoriale, il massiccio utilizzo di collaboratori esterni, la confusione per lo sviluppo sul web e il giudizio sprezzante sulla redazione definita “sovradimensionata” e “sproporzionata” ci inducono a riprendere le protesta. […] “

Nello stesso documento si ricordava  che i giornalisti avevano già “sospeso il pacchetto di cinque giorni di sciopero affidato al Cdr dopo la traumatica sostituzione del direttore Enrico Bellavia dando fiducia e credito alle rassicurazioni dell’editore e del direttore sul perimetro occupazionale e sulla salvaguardia dell’identità dell’Espresso” rilevando peraltro che “[…] Venuti meno questi presupposti, l’assemblea – già in stato di agitazione – proclama un giorno di sciopero per la giornata di domani martedì 3 settembre, con l’obiettivo di impedire l’uscita del numero in edicola venerdì 6 settembre. E si riserva di proclamarne altri attingendo al pacchetto di 5 giorni già approvato.”

Il giorno successivo, il CdA, unitamente al Direttore Carelli, pubblicava, sul sito del giornale, un ulteriore comunicato nel quale si respingevano le accuse formulate dai giornalisti e dal CdR, definite infondate. Nel comunicato ufficiale, l’azienda ha sottolineato l’impegno economico e gestionale dell’editore per sostenere la testata e il processo di risanamento aziendale in corso, ricordando che i contratti a termine non prevedono obbligo di rinnovo e ha espresso preoccupazione per i toni del comunicato dei giornalisti, ritenuti inappropriati e strumentali.

L’azienda ha confermato la continuità del piano editoriale e del nuovo corso digitale, rigettando le critiche di “confusione”. La decisione di proclamare uno sciopero per bloccare l’uscita del prossimo numero è stata giudicata grave e immotivata e il CdA ha deciso di garantire comunque la pubblicazione del numero, posticipando la chiusura del giornale al mercoledì per rispettare il diritto allo sciopero, sebbene non condivida le ragioni dietro tale decisione.

Ricordiamo che L’Espresso ha una storia importante per l’informazione e la cultura nel nostro paese, fondata nel 1955 da Arrigo Benedetti. Dall’agosto 2016, la rivista inizia a uscire la domenica in abbinamento obbligatorio con la Repubblica. Non ritenuta più strategica nelle economie del gruppo Gedi, nel marzo del 2022 viene venduta ad una nuova società, L’Espresso Media srl, del gruppo BFC Media. Nel dicembre 2023 la rivista viene nuovamente ceduta alla società petrolifera Ludoil, di proprietà di Donato Ammaturo.