IMMAGINE REALIZZATA CON IA MIDJOURNEY

Con l’intelligenza artificiale una nuova stagione di problematiche ed opportunità si presenta per il mondo dell’informazione.

I gruppi editoriali stanno stringendo accordi con le aziende di IA per cedere l’accesso ai dati in cambio di tecnologia e di “link” alle fonti. Uno dei principali problemi per il mondo dell’informazione che si sono presentati con queste nuove tecnologie è la possibile disintermediazione, ovvero il fatto che una volta letta una notizia su ChatGPT, Gemini, Claude o qualsiasi altra IA, i lettori, soddisfatti nelle loro richieste, non vadano più a leggere le fonti giornalistiche.

Quindi l’idea di base sarebbe che, dopo aver letto un’informazione restituita da una IA, un lettore vada poi anche a leggere la fonte giornalistica essendo disponibile il link. Ma sicuri che questo potrà accadere?

È noto come la lettura (non solo dei giornali) sia un’attività in decrescita permanente e l’assunto che, dopo aver letto una pagina su una notizia su Chat GPT, uno poi vada anche alla fonte sul Corriere della Sera (esempio), appare quantomeno azzardata.

Questa situazione ricorda molto da vicino la corsa a essere primi sui social che i siti di informazione hanno praticato per tutto il secondo decennio di questo secolo. Salvo poi essere liquidati dalle stesse piattaforme ormai disinteressate alle News, in un mondo di creatori digitali e di notizie “mordi e fuggi”.

Un altro problema delle news con l’IA viene evidenziato in un articolo su Columbia Journalism Review, in cui l’autrice, Anika Collier Navaroli, fa notare come i chatbot di intelligenza artificiale (IA) faticano nel fornire informazioni accurate in tempo reale durante eventi critici come, ad esempio l’attentato contro l’ex presidente Donald Trump e la candidatura di J.D. Vance a vicepresidente., fornendo risposte imprecise a causa della mancanza di accesso a notizie aggiornate.

E, se anche l’accesso agli aggiornamenti in tempo reale viene oggi garantito dagli accordi con gli editori, secondo l’autrice, l’affidabilità delle informazioni su cui si basano questi strumenti è determinata da politiche decise internamente dalle aziende tecnologiche, e non dagli algoritmi stessi. Per questo, l’autrice evidenzia l’importanza di coinvolgere giornalisti formati nella definizione delle politiche aziendali relative alla gestione delle notizie.

È un punto di vista interessante, che apre uno spiraglio (ma forse non più di questo) alla sopravvivenza del giornalismo (ma non dei giornalisti) nell’era delle notizie sintetiche. Se le aziende di IA diventassero i nuovi fornitori di informazioni, sarebbe corretto che tali attività fossero organizzate, pianificate e supervisionate da giornalisti in carne ed ossa.