Il The New York Times ha pubblicato un‘inchiesta sull’Election Integrity Network (EIN), un’estesa organizzazione conservatrice, capitanata dall’avvocatessa Cleta Mitchell, che ha come obiettivo quello di influenzare e screditare il sistema elettorale degli Stati Uniti. L’EIN si presenta come una rete apartitica ma ha in realtà stretti legami con il Partito Repubblicano e il Republican National Committee (RNC) di Donald Trump.
Quello che qui ci interessa è la modalità con cui il NYT ha realizzato questa indagine: sono stati acquisiti oltre 400 ore di videoregistrazioni degli incontri dei membri di questa rete, successivamente è stato utilizzato un modello di apprendimento automatico per trascrivere le registrazioni ed in seguito tutto il materiale video è stato analizzato utilizzando diversi modelli IA di grandi dimensioni. Questo ha consentito di cercare argomenti di interesse nelle trascrizioni, cercare ospiti degni di nota e identificare temi ricorrenti per evidenziare i vari punti chiave dell’inchiesta.
A seguire il materiale è stato analizzato e visionato dai giornalisti per determinare il significato e la pertinenza di ogni clip.
Al Times però ci tengono a spiegare che l’IA è stata solo uno strumento di ricerca e di verifica:
“L’intelligenza artificiale è stata utilizzata solo per supportare il nostro processo di reporting. Ogni citazione e clip video degli incontri in questo articolo è stata confrontata con la registrazione originale per garantire che fosse accurata, rappresentasse correttamente il significato del relatore e rappresentasse equamente il contesto in cui era stata detta.”
Sintesi dell’inchiesta
La rete EIN, supportata finanziariamente da importanti donatori e istituzioni conservatrici come Rebecca Dunn, Richard Uihlein e la Bradley Impact Foundation, è stata un progetto del Conservative Partnership Institute, associato a figure vicine a Trump come l’ex capo dello staff Mark Meadows.
Attraverso oltre 400 riunioni in videoconferenza, l’EIN ha costruito un’infrastruttura nazionale composta da attivisti locali e membri delle commissioni elettorali incaricati di monitorare i seggi. Le attività includono il reclutamento di migliaia di osservatori elettorali e la proposta di riforme legislative per limitare il diritto di voto, con particolare attenzione alla presunta (ma mai provata) frode elettorale legata al voto di “non cittadini”.
Mitchell e altri leader del gruppo sostengono teorie non verificate, ad esempio l’idea che i democratici registrino immigrati clandestini per alterare i risultati. L’inchiesta evidenzia come queste teorie siano state diffuse e amplificate dai media conservatori, influenzando funzionari elettorali e politici repubblicani. La rete ha dedicato molte risorse a identificare quegli elettori presenti nelle liste ufficiali, mirando in particolare a chi fosse considerato “sospetto”. Questi sospetti includevano, ad esempio, elettori che non vivevano fisicamente nello stato ma avevano comunque diritto al voto, come i militari in missione all’estero. Spesso, le metodologie impiegate per verificare l’idoneità di questi elettori erano poco rigorose o addirittura discriminatorie, basandosi su criteri inaccurati o pregiudizi che rischiavano di escludere persone legittimamente iscritte.
L’articolo mette in luce anche il coinvolgimento di attivisti locali che, attraverso strumenti software discutibili, cercano di identificare elettori presunti irregolari. Alcuni procuratori repubblicani hanno persino offerto supporto a tali attivisti, nonostante il parere contrario di esperti che considerano queste tecniche inutili o pericolose per l’integrità del processo elettorale.
Il NYT mostra come il RNC abbia assistito logisticamente e operativamente il lavoro dell’EIN, mantenendo tuttavia una facciata di indipendenza per rispettare i requisiti legali di gruppo apartitico. Questa “alleanza difficile” tra attivisti estremisti e il partito tradizionale ha richiesto mediazioni costanti per mantenere l’illusione di imparzialità.
Infine, il NYT sottolinea che l’EIN non mira solo a influenzare le elezioni a breve termine ma si pone obiettivi a lungo termine per consolidare un movimento conservatore in grado di trasformare il sistema elettorale, con ambizioni che si estendono fino alla riscrittura delle normative federali in caso di vittoria repubblicana.