Uno po' di quello che vuoi sapere su IA e informazione!
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Newsletter 12 del 22 marzo 2024
Uno po' di quello che vuoi sapere su IA e informazione!

SØØn vuol essere un riepilogo settimanale di alcune delle numerose novità che evolvono continuamente il mondo dell'Intelligenza Artificiale. Non è possibile darne un resoconto completo o esaustivo, ci vorrebbero decine di pagine. Scegliamo quelle che possono riguardare, direttamente o indirettamente, il mondo dell'informazione e del giornalismo

«In breve...(o quasi)»

L'IA tra buoni propositi e reticenze

Interessante vedere come le aziende annuncino passi importanti nella corsa alla leadership dell'IA, con ampie trattazioni e dichiarazioni sui benefici che le proprie tecnologie porteranno all'umanità, omettendo quelli più ovvi e prevedibili, di tipo economico ed imprenditoriali per se stesse.

È così che Satya Nadella, CEO di Microsoft, con un post sul blog, ha annunciato un importante riorganizzazione interna, con la creazione di una nuova società del gruppo: Microsoft AI. A guidare questo progetto ci sarà Mustafa Suleyman co-fondatore di DeepMind nonché co-fondatore di Inflection (società specializzata in intelligenza artificiale generativa), affiancato da Karén Simonyan nel ruolo di direttore scientifico anche lui co-fondatore di Inflection.

Con loro, numerosi membri del team Inflection hanno scelto di unirsi a Microsoft, portando con sé una vasta esperienza e competenza nel campo dell'IA. 

In sostanza Microsoft, dopo essere diventato il socio di maggioranza occulto di OpenAI con i suoi cospicui finanziamenti, si prende i pezzi pregiati di un'altra azienda, Inflection appunto che, ovviamente si dichiara felice di tutto ciò. E quindi, in conclusione del suo post Nadella  afferma "Abbiamo una reale possibilità di costruire una tecnologia che un tempo era ritenuta impossibile e che sia all’altezza della nostra missione di garantire che i benefici dell’intelligenza artificiale raggiungano ogni persona e organizzazione sul pianeta, in modo sicuro e responsabile".

Nel frattempo Mira Murati, CTO di OpenAI, rilascia una lunga videointervista al Wall Street Journal, per presentare la novella tecnologia di IA, Sora,  che trasforma istruzioni di testo e immagini fisse in video, lanciata dall'azienda a febbraio."Questi sono strumenti pensati per ampliare le possibilità creative dell'uomo. I ruoli cambieranno, ma alla fine l'economia globale ne trarrà vantaggio", ha sottolineato la CTO.

Anche qui vantaggi e benefici per tutti, se non fosse che, ad una domanda diretta dell’intervistatrice sui dati utilizzati per l’addestramento di Sora, la Murati è apparsa, impreparata ed evasiva, se non reticente, nella risposta, liquidando poi la giornalista dicendo: "Non entrerò nei dettagli, ma si tratta di dati disponibili pubblicamente o concessi in licenza". 

Questa mancanza di trasparenza solleva delle preoccupazioni, specialmente considerando che il garante per la privacy italiano ha avviato un'istruttoria su come OpenAI addestri l'algoritmo di Sora e quali dati degli utenti vengano utilizzati ed elaborati. Ovviamente seguiremo la vicenda e le sue eventuali implicazioni.

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La settimana scorsa, a Pechino, un gruppo di esperti internazionali si è riunito per discutere del pericolo dell’Intelligenza artificiale individuando le "linee rosse" nello sviluppo dell'intelligenza artificiale che nessun sistema dovrebbe superare.

Queste "linee rosse" includono il divieto per i sistemi di IA di auto-migliorarsi senza coinvolgimento umano esplicito e di intraprendere azioni che possano aumentare impropriamente il proprio potere e influenza.

In una dichiarazione successiva all'incontro, riportata dal Financial Times, gli esperti hanno sottolineato l'importanza di un approccio collaborativo per garantire la sicurezza nell'utilizzo dell'IA e prevenire potenziali rischi catastrofici per l'umanità.

Durante le discussioni, sono state evidenziate le minacce legate allo sviluppo dell'"intelligenza artificiale generale", ovvero sistemi con capacità paragonabili o superiori a quelle umane.  In base alle linee rosse delineate gli esperti invitano i governi di tutto il mondo a imporre restrizioni nel suo sviluppo e utilizzo.
Anche qui tutto appare pervaso da buone intenzioni, salvo affacciarsi alla finestra e vedere il mondo che casca a pezzi...

 

Anche la Svizzera ha le sue norme sull'IA

La legge svizzera non prevede un’istituzione di tipo ordinistico analoga al nostrano Ordine dei giornalisti con poteri di sorveglianza ed ammonimento con valore anche sostanziale (tra i poteri dell’Ordine, in un articolato procedimento, si può giungere alla radiazione del giornalista e quindi alla sua impossibilità di proseguire nella professione): in quel paese vige un sistema di autoregolamentazione, principalmente di natura etica e deontologica, che fa capo aI Consiglio svizzero della stampa.

Il Consiglio svizzero della stampa tutela la libertà di stampa e di espressione e vuole incentivare la riflessione su questioni etiche riguardanti i media: In Svizzera giornalisti e pubblico dei lettori possono ricorrere al Consiglio che può decidere rispetto alla validità di un articolo e la sua diffusione sui media, garantendo che non violi il codice giornalistico.

Lo scorso 6 marzo, l’organo di autoregolamentazione della stampa svizzera ha pubblicato le “linee direttrici” sull’approccio giornalistico all’intelligenza artificiale (AI), approvate nella riunione plenaria del 17 gennaio 2024.

Nella redazione di queste indicazioni normative il Consiglio ha ritenuto che i principi basilari per la regolamentazione dell’uso degli strumenti di IA fossero già ricompresi all’interno della "Dichiarazione dei doveri e dei diritti dei giornalisti" (anche Codice deontologico). Pertanto, partendo da questa osservazione, le linee sono state redatte in forma concisa e adatta all’uso quotidiano, basandosi sull’esperienza di professionisti qualificati, poiché le tre camere che compongono il Consiglio, comprendono giornalisti di tutti i media, da Tamedia, NZZ, Ringier, CH Media, RSI/RTR, «Le Temps» a «Republik» e WOZ.

Le linee direttrici si concentrano in particolare sui programmi d’IA generativa, tant’è che nella introduzione delle stesse direttrici si indica che: «[…] i programmi d’IA generativa sono in grado di produrre contenuti verosimili (testi, immagini, suoni) con un effetto fortemente realistico. I giornalisti devono quindi essere attenti e cauti nell’utilizzo di questi programmi, in modo da garantire un giornalismo veritiero.»

 

Ma davvero Apple vuole mettere Google nei melafonini??
Apple e Google avrebbero stretto un accordo per incorporare l'intelligenza artificiale di Google Gemini nei prossimi iPhone, secondo quanto riportato da Bloomberg.
Questo consentirebbe ad Apple di offrire ai propri clienti funzionalità alimentate dall'intelligenza artificiale già con la prossima versione di iOS. L’azienda mira a introdurre funzionalità come la creazione di immagini e la scrittura di testi, rivoluzionando l'interazione degli utenti con i dispositivi e la creazione di contenuti, sia su dispositivi per operazioni di base sia nel cloud per compiti più complessi. Nell’accordo inoltre sarebbe previsto che Google diventi il motore di ricerca predefinito sul browser web Safari.
Concludere un accordo del genere permetterebbe quindi all’azienda di essere immediatamente competitiva, considerando che gran parte dei produttori di device mobili stanno implementando “in house” o con accordi terzi, tali tecnologie. Infatti, la società madre di Google, Alphabet, ha registrato un rialzo ieri al NASDAQ, chiudendo la giornata in crescita del 4,6%, a seguito del rapporto di Bloomberg.
Dall'altra parte, Google trarrebbe vantaggio dall'accordo attraverso un aumento significativo degli utenti per la propria IA: l'integrazione di Gemini negli iPhone potrebbe portare milioni di nuovi utilizzatori, posizionando probabilmente Gemini come il modello di IA più diffuso e utilizzato al mondo.
D’altra parte Apple è in ritardo nel campo dell'intelligenza artificiale rispetto ai suoi principali concorrenti come Alphabet e Microsoft, nonostante gli investimenti significativi confermati dal CEO Tim Cook come l’acquisto di numerose startup nel settore dell'IA.  
Oltre Google, sembra che Apple abbia contattato anche OpenAI per esaminare l'uso dei suoi modelli nei propri dispositivi mobili.
Tuttavia, un accordo del genere potrebbe comportare alcuni rischi, incluso l'aumento della disparità tra Stati Uniti ed Europa. Se l'obiettivo dell'Unione Europea è quello di colmare il divario creato dalle Big Tech degli Stati Uniti nell'intelligenza artificiale, l'unione tra Apple e Alphabet potrebbe complicare ulteriormente la situazione, richiedendo rassicurazioni anche per quanto riguarda le questioni antitrust alle quali, come sappiamo, negli Stati Uniti sono molto attenti.

 

 

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