Uno po' di quello che vuoi sapere su IA e informazione!
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SØØn
Newsletter 21 del 7 giugno 2024
Uno po' di quello che vuoi sapere su IA e informazione!

SØØn vuol essere un riepilogo settimanale di alcune delle numerose novità che evolvono continuamente il mondo dell'Intelligenza Artificiale. Non è possibile darne un resoconto completo o esaustivo, ci vorrebbero decine di pagine. Scegliamo quelle che possono riguardare, direttamente o indirettamente, il mondo dell'informazione e del giornalismo

L’uroboro delle news prodotte dall’IA

Hoodline, testata giornalistica digitale di Dallas, è stata negli ultimi tempi al centro dell’attenzione di osservatori e del pubblico, per un uso non proprio trasparente dell’intelligenza artificiale.

A partire dallo scorso anno ha iniziato a pubblicare articoli, realizzati con l’IA, firmandoli con nomi di giornalisti, completi di bio e foto, che in realtà erano inesistenti, personaggi creati con l’IA, come gli stessi articoli.

Le modalità di azione di Hoodline traggono effettivamente in errore: il sito infatti si presenta come “organizzazione giornalistica locale basata su standard con giornalisti veri”.

Le storie generate dall’intelligenza artificiale spesso rielaborano contenuti provenienti da altri media, comunicati stampa e bollettini delle forze dell’ordine: questo significa che il nostro mondo digitale, la rete internet, si saturerà in breve tempo, di storie sintetiche elaborate da bollettini anch’essi scritti artificialmente avviando un processo di autoalimentazione che Neiman definisce “un uroboro

Zachary Chen, amministratore delegato di Impress3, la società madre che ha acquisito Hoodline nel 2020, ha difeso l’uso dell’AI, affermando che la tecnologia consente di fornire notizie preziose in aree scarsamente coperte e di generare entrate che potrebbero essere utilizzate per assumere più giornalisti umani in futuro.

Chen ha spiegato che Hoodline impiega dozzine di redattori e giornalisti ricercatori a tempo pieno, oltre a un numero crescente di giornalisti sul campo che producono storie originali sui loro quartieri e controllano i testi elaborati con l’IA.

Ma sulla effettività della presenza e del controllo umano vi sono molti dubbi, come scrive sul tema Nieman Lab: “Se ci sono esseri umani coinvolti prima che l’intelligenza artificiale inizi a funzionare, non sembra che controllino il lavoro prodotto dall’IA con molta attenzione. Si trovano molti errori e quelle che sembrano vere e proprie allucinazioni in più articoli: una storia recente su un evento comunitario organizzato dal Dipartimento di Polizia di Boston con un gruppo di anziani afferma che il comunicato stampa del BPD “ha sottolineato uno sforzo continuo per promuovere un senso di partnership tra le forze dell’ordine e i residenti”, ma il comunicato stampa di quattro frasi a cui si collegava non faceva menzione di tali sforzi in corso.”

La redazione ha recentemente rimosso dal sito web le immagini di profilo e le biografie generate dall’AI che accompagnavano alcuni articoli. Questi sono stati sostituiti con un piccolo badge “AI” accanto ai titoli dei pezzi assistiti dall’AI, anche se i nomi umani sono stati mantenuti.

Hannah Covington, direttrice senior dei contenuti educativi del News Literacy Project, ha sottolineato che il crescente uso dell’AI nel giornalismo rischia di sminuire la fiducia in un ambiente giornalistico già caotico. Gli esperti avvertono che un’eccessiva dipendenza dall’AI potrebbe distruggere la credibilità delle testate giornalistiche e aumentare la diffusione della disinformazione.

Hoodline non è l’unica testata ad aver sperimentato l’uso dell’AI, con risultati discutibili. Ricordiamo come Sports Illustrated e CNET hanno affrontato simili problemi, con Sports Illustrated che ha dovuto cancellare diversi articoli dopo aver scoperto che erano stati pubblicati con nomi di autori falsi. Anche CNET ha commesso imbarazzanti errori nei suoi articoli generati dall’AI.

Proteggere i whistle-blowers dell’IA

Un nuovo longform del New York Times svela le motivazioni dietro una lettera aperta di un gruppo di attuali ed ex dipendenti di OpenAI che chiedono alle aziende di intelligenza artificiale, incluso il produttore di ChatGPT, di implementare protezioni più forti per i dipendenti che segnalano rischi legati alla tecnologia AI. L’obiettivo della lettera sarebbe di garantire che i ricercatori, in veste di whistle-blowers, possano avvisare sui pericoli senza timore di ritorsioni. È sempre molto alto il livello di interesse da parte del NYT nei confronti di OpenAI verso cui, ricordiamo, ha intentato una importante causa per violazione del copyright per aver addestrato i propri modelli con i dati e gli articoli del giornale senza alcuna autorizzazione.

Tra i firmatari della lettera aperta ci sono William Saunders, un ingegnere e ricercatore che ha lasciato OpenAI a febbraio, Carroll Wainwright, Jacob Hilton, Daniel Ziegler e Daniel Kokotajlo, ex ricercatore nella divisione di governance di OpenAI che ha anche spiegato al New York Times le motivazioni dietro questa campagna di sensibilizzazione.

Kokotajlo ha raccontato che, anche se l’azienda disponeva di protocolli di sicurezza ed uno di questi era un protocollo congiunto con Microsoft noto come “deployment safety board” il cui scopo era di rivedere i nuovi modelli per i principali rischi prima che fossero rilasciati pubblicamente , raramente questi protocolli entravano in funzione.

Ad esempio, ha detto Kokotajlo, nel 2022 Microsoft ha iniziato a testare silenziosamente in India una nuova versione del suo motore di ricerca Bing che alcuni dipendenti di OpenAI credevano contenesse una versione allora inedita di GPT-4, il modello di linguaggio di grandi dimensioni all’avanguardia di OpenAI. Kokotajlo ha detto di aver saputo che Microsoft non aveva ottenuto l’approvazione del comitato di sicurezza prima di testare il nuovo modello, e dopo che il comitato venne a conoscenza dei test – attraverso una serie di rapporti secondo cui Bing si stava comportando in modo strano nei confronti degli utenti – non fece nulla per fermare Microsoft dal diffonderlo in modo più ampio.

Daniel Ziegler, ex ingegnere di OpenAI e uno degli organizzatori della lettera, ha espresso preoccupazioni per la rapida evoluzione dei sistemi di IA e gli incentivi a procedere senza la dovuta cautela. Ziegler, che ha lavorato in OpenAI dal 2018 al 2021, teme che la corsa alla commercializzazione stia inducendo l’azienda e i suoi concorrenti a ignorare i rischi.

La lettera aperta, firmata da 13 persone tra cui ex dipendenti di OpenAI e DeepMind di Google, e alcuni attuali dipendenti anonimi di OpenAI, chiede di abolire gli accordi di “non denigrazione” che potrebbero penalizzare i lavoratori critici. La reazione dei social media ha recentemente costretto OpenAI a liberare tutti i suoi ex dipendenti da tali accordi.

OpenAI ha risposto alla lettera affermando di avere già in atto misure per consentire ai dipendenti di esprimere le proprie preoccupazioni, inclusa una hotline anonima per l’integrità. L’azienda ha sottolineato l’importanza di un dibattito rigoroso sulla tecnologia AI.

La lettera ha ricevuto il sostegno di noti scienziati dell’intelligenza artificiale come Yoshua Bengio, Geoffrey Hinton e Stuart Russell, che hanno messo in guardia sui potenziali rischi esistenziali legati ai futuri sistemi di IA.

L’appello arriva in un momento critico per OpenAI, impegnata nello sviluppo della prossima generazione di tecnologia AI dietro ChatGPT e nella formazione di un nuovo comitato per la sicurezza, dopo la perdita di alcuni leader chiave.

La comunità di ricerca sull’IA è da tempo divisa sui rischi a breve e lungo termine dell’IA e su come bilanciarli con la commercializzazione della tecnologia. Questi conflitti hanno influenzato la leadership di OpenAI, contribuendo alla cacciata e al rapido ritorno del CEO Sam Altman. Recentemente, una presentazione di un nuovo prodotto ha sollevato polemiche quando la star di Hollywood Scarlett Johansson ha criticato l’uso della sua voce senza autorizzazione.

Molti firmatari della lettera, incluso Ziegler, sono legati al movimento dell’altruismo efficace, che si concentra sulla mitigazione dei potenziali impatti negativi dell’intelligenza artificiale. Ziegler ha sottolineato che le preoccupazioni riguardano non solo i rischi futuri “catastrofici” ma anche questioni di equità, l’uso improprio dei prodotti, la perdita di posti di lavoro e la manipolazione delle persone senza adeguate garanzie.

L’appello lanciato dalla lettera aperta rappresenta una richiesta di maggiore supervisione e trasparenza da parte delle aziende di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di aumentare la fiducia del pubblico e garantire uno sviluppo tecnologico responsabile.

Insegnare al pesce a volare: su giornalismo e IA

di Antonio Rossano

Ricordo quando, nel 2013, intervistai Mathew Ingram per l’European Journalism Observatory, dopo un suo intervento al Festival del giornalismo di Perugia di quell’anno. Mathew è un esperto di media digitali ed oggi scrive per Columbia Journalism Review.

All’epoca, il suo intervento al festival si intitolava “Teaching the fish how to walk: five things old media can learn from new media”  (“Insegnare al pesce a camminare: cinque cose che i vecchi media possono imparare dai nuovi media”) e spiegava a giornalisti ed editori, attraverso l’individuazione di cinque punti fondamentali, come cambiare il giornalismo  e renderlo “digital friendly”: era anche una non tanto velata critica a quegli attori che si ostinavano ad utilizzare le tecniche di scrittura e di informazione del cartaceo nel mondo digitale.

Sembra passato un secolo, in realtà poco più di dieci anni, eppure è cambiato tutto. Il giornalismo è solo digitale (la carta è un “fatto” residuale), travolto da un processo costante ed inarrestabile di cambiamento, che oggi si materializza nella problematica “intelligenza artificiale”.

Ingram, oggi su CJR, pone una questione fondamentale (anzi dieci) sul rapporto tra giornalismo ed IA, sintetizzando una serie di incontri organizzati dall’Aspen Institute, in una conferenza di inizio maggio, per discutere del ruolo dell’intelligenza artificiale (AI) nell’industria delle notizie.

Ingram innanzitutto rappresenta le preoccupazioni e le ansie, emerse in quegli incontri, che questa nuova tecnologia pone all’ecosistema dell’informazione: preoccupazioni che spaziano dall’uso degli strumenti AI per rastrellare contenuti protetti da copyright, sostituendo il traffico di riferimento con risultati basati su ricerche, fino al timore che contenuti generati dall’AI possano inondare internet e sopraffare il giornalismo basato sui fatti con testi, immagini e video sintetici.

Preoccupazioni fondate perché ogni nuova tecnologia comporta rischi, e la gestione di tali rischi determina il successo nel trasformare l’ecosistema dell’informazione.

Quindi Ingram riporta le dieci tematiche fondamentali dibattute, in forma di domande e risposte, che qui sintetizziamo brevemente:

  • Cosa stiamo cercando di salvare? Gina Chua di Semafor ha sollecitato i partecipanti a riflettere su cosa vogliano preservare: il settore giornalistico e i posti di lavoro, o l’impatto del giornalismo sulla società?
  • Suing o licensing? Alcuni editori, come il New York Times e The Intercept, hanno scelto di fare causa per violazione del copyright, mentre altri, come News Corp e Associated Press, hanno optato per accordi di licenza con le aziende AI.
  • La disintermediazione è il futuro? La preoccupazione è che le aziende AI possano sostituire gli editori e i giornalisti più di quanto abbiano fatto i social media, fornendo ai consumatori tutte le informazioni necessarie senza visitare i siti degli editori.
  • Qual è la tua Stella Polare? Definire i principi fondamentali che guideranno il rapporto con l’AI, come il mantenimento di standard etici o la trasparenza nell’uso dell’AI, è essenziale.
  • Cosa necessita il pubblico? È fondamentale capire come l’AI stia influenzando il comportamento del pubblico e sperimentare nuovi modi per soddisfare le sue aspettative, come interfacce di chat o modelli linguistici personalizzati.
  • Quali sono i frutti a portata di mano? Alcuni esperimenti AI a basso rischio possono essere implementati immediatamente, come la personalizzazione delle notizie, la traduzione istantanea e la sintesi degli articoli per i social media.
  • Come adattarsi continuamente? L’industria deve mantenere un atteggiamento di adattabilità continua piuttosto che vedere ogni sfida tecnologica come un problema isolato da risolvere.
  • Cosa significa l’AI per la fiducia? Il contenuto generato dall’AI spesso non è preciso. Le organizzazioni giornalistiche possono sfruttare l’opportunità di promuovere la qualità delle loro informazioni basate sulla fiducia del pubblico.
  • Quali sono i tuoi punti di forza? Le aziende devono identificare e valorizzare i loro punti di forza unici, utilizzando l’AI per approfondire le loro competenze specifiche piuttosto che cercare di imitare altre forme di contenuto.
  • L’AI può aiutare le notizie locali? L’AI ha il potenziale per aiutare le redazioni locali con risorse limitate, ad esempio annotando e riassumendo riunioni pubbliche e documenti governativi o traducendo storie in diverse lingue.

Ingram conclude che la risposta corretta alla crescente sofisticazione dell’AI, secondo gli esperti, non è né l’adozione acritica di una tecnologia non provata né il rifiuto impulsivo degli strumenti che potrebbero aiutare il settore. Giornalisti ed editori devono utilizzare ogni strumento disponibile per raggiungere il loro obiettivo di portare notizie al pubblico nel modo più efficiente e tempestivo possibile, indipendentemente dalla curva di apprendimento.

Anche Wan-IFRA si accorda con OpenAI

La World Association of News Publishers (WAN-IFRA), organizzazione globale della stampa, ha lanciato il 29 maggio un innovativo programma in collaborazione con OpenAI, denominato Newsroom AI Catalyst. Questo progetto mira a rivoluzionare la gestione delle notizie nelle redazioni attraverso l’intelligenza artificiale.

Il programma coinvolge editori di notizie a livello globale, con l’obiettivo di accelerare l’adozione di tecnologie avanzate per migliorare sia l’efficienza operativa che la qualità dei contenuti giornalistici.

Destinato a 128 redazioni dislocate in diverse regioni, tra cui Europa, Asia Pacifico, America Latina e Asia meridionale, il programma prevede un’intensa fase di formazione pratica. Questa include workshop specializzati, sessioni di hackathon per lo sviluppo di prototipi e un periodo dedicato alla realizzazione e all’implementazione di soluzioni IA specifiche per le redazioni partecipanti.

Il programma inizierà con un workshop di persona per i partecipanti e i coach, al fine di conoscersi e avviare il progetto di prototipazione dell’intelligenza artificiale. Alla fine del programma, i partecipanti avranno una chiara idea di come implementare l’IA nelle loro redazioni.

Secondo la WAN-IFRA, l’intelligenza artificiale, specialmente nelle sue applicazioni generative, rappresenta un punto di svolta per il giornalismo moderno. L’IA offre nuove opportunità per la creazione e il miglioramento dei contenuti, facilita analisi approfondite dei dati e promuove un’esperienza utente più ricca e personalizzata sui siti web di notizie. Tuttavia, queste opportunità comportano anche sfide significative, come la disinformazione, la gestione dei dati personali e le implicazioni etiche delle decisioni algoritmiche, che sono diventate fondamentali nel contesto del giornalismo contemporaneo.

Vincent Peyrègne, CEO di WAN-IFRA, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa per il futuro del giornalismo, evidenziando come l’intelligenza artificiale possa supportare la sostenibilità economica delle redazioni in un momento in cui l’industria affronta numerose pressioni e perdite economiche.

Tom Rubin, capo della proprietà intellettuale e dei contenuti di OpenAI, ha ribadito l’impegno dell’azienda nel facilitare un approccio responsabile e consapevole all’adozione dell’IA nel giornalismo, sottolineando l’importanza di collaborazioni come quella con WAN-IFRA per promuovere un ecosistema giornalistico globale basato su informazioni accurate, affidabili e orientate alla qualità.

Harvard Business Review cresce con l’IA

La Harvard Business Review (HBR), rivista fondata nel 1922 negli Stati Uniti come progetto editoriale della Harvard Business School, è diventata un punto di riferimento per l’informazione nel mondo della gestione aziendale.

HBR è stata creata per pubblicare ricerche e approfondimenti utili sia in ambito accademico sia nella pratica aziendale con   l’obiettivo di colmare il divario tra teoria e pratica.

Uno dei motivi chiave della longevità di HBR è stata la sua capacità di evolversi mantenendo solide radici. Con l’avvento dei nuovi strumenti di intelligenza artificiale, HBR non poteva che esplorarne le potenzialità per migliorare le sue operazioni.

Sarah McConville copresidente di Harvard Business Publishing, intervistata sul sito di FIPP, una delle più antiche prestigiose associazioni di editori a livello globale, ha evidenziato la necessità di creare linee guida e processi per l’implementazione delle IA all’interno delle aziende, vista la sua enorme diffusione e l’impreparazione di queste ultime ad integrarle nei propri processi produttivi.

Inoltre la McConville ha dichiarato che ci sono diversi progetti in corso che implicano l’impiego dell’IA all’interno della stessa rivista. Uno di questi mira a offrire contenuti personalizzati agli abbonati, consentendo loro di scegliere tra un numero curato da un editore o uno basato su articoli rilevanti per il loro specifico settore e necessità attuali. Un altro progetto interessante è lo sviluppo di un bot progettato per assistere i lettori nella preparazione per avanzamenti di carriera, offrendo feedback sulle conversazioni difficili e gestendo sia gli aspetti sostanziali sia emotivi delle comunicazioni.

Inoltre, HBR sta sfruttando l’IA per valorizzare il suo vasto archivio. Attualmente ancora in fase beta, un nuovo bot di domande e risposte sta iniziando a sintetizzare informazioni dall’archivio, fornendo risposte precise e affidabili. Questo archivio rappresenta una miniera di spunti per i lettori, raccogliendo oltre un secolo di idee fondamentali nel mondo degli affari. La capacità del bot di elaborare e rispondere alle domande migliora la pertinenza delle informazioni fornite, ottimizzando le ricerche degli utenti.

Sarah McConville ha sottolineato l’importanza dei cambiamenti organizzativi e dell’adozione di strumenti tecnologici avanzati nel settore dei media. “Le aziende che comprendono e guidano l’utilizzo di questi strumenti avranno un ruolo di leadership nel determinare il futuro del nostro modo di utilizzare l’IA”, ha affermato McConville, evidenziando l’importanza di rimanere all’avanguardia nell’innovazione tecnologica.

In un articolo pubblicato su HBR, si evidenzia l’importanza dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per fornire idee, opzioni e soluzioni, dimostrando come anche le aziende più piccole possano superare i vincoli di tempo, personale e risorse, beneficiando dell’ampia prospettiva e delle capacità avanzate offerte dall’IA.

In uno dei casi studio riportati da HBR, si analizza la storia di Julia, CEO di un’azienda di 45 dipendenti specializzata in marketing dei contenuti i cui impegni quotidiani, rendevano difficile immaginare e programmare un futuro a lungo termine. Per risolvere questo problema, ha introdotto l’intelligenza artificiale generativa.

Julia ha utilizzato un approccio basato su scenari per stimolare il pensiero strategico del suo team. Ha creato una mappa degli scenari con quattro possibili futuri, classificati in base a due dimensioni: organizzazione tecnocratica o incentrata sul cliente, e condizioni economiche ben gestite o caotiche. Il suo team ha analizzato le caratteristiche di ciascuno scenario, utilizzando l’intelligenza artificiale per generare soluzioni dettagliate per ciascun quadrante.

Questi scenari hanno ispirato il team a riflettere profondamente sui possibili futuri dell’azienda e su come prepararsi per ognuno di essi. Hanno realizzato che i loro attuali sistemi IT, sebbene sufficienti per condizioni ordinate, sarebbero stati insufficienti in scenari caotici. Di conseguenza, grazie alle soluzioni elaborate dall’IA, hanno proposto una nuova architettura IT integrata per migliorare la resilienza aziendale.

Corso wordpress per giornalisti accreditato OdG: 10 cfp

 Quì la videopresentazione del corso 

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