Un trilione di dollari sull’IA che forse non rientrerà, secondo Goldman Sachs

Goldman Sachs ha pubblicato un’analisi approfondita sull’IA, con previsioni contrastanti.

tanti dollari

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Negli ultimi tempi, il dibattito sull’intelligenza artificiale (IA) ha catturato l’attenzione di economisti, investitori e tecnologi e Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, ha scritto un documento di oltre 30 pagine, ricco di analisi ed interviste, sugli aspetti economici e di investimento relativi all’IA, chiedendosi: mentre le grandi aziende tecnologiche e altre imprese si preparano a investire oltre un trilione di dollari in infrastrutture per l’IA, questo enorme esborso di capitale porterà davvero ai benefici sperati?

Come al solito ci troviamo dinanzi a punti di vista differenti, anche se non propriamente divisi tra apocalittici e integrati.

Un Investimento Senza Ritorno?

Daron Acemoglu, professore all’MIT, è tra gli scettici. Egli sostiene che solo una minima parte delle attività lavorative potrà essere automatizzata in modo efficace nei prossimi dieci anni. Secondo Acemoglu, l’IA potrebbe aumentare la produttività degli Stati Uniti solo dello 0,5% e la crescita del PIL dello 0,9% , nel prossimo decennio. Le sue previsioni sono basate sul fatto che molte attività umane sono complesse e richiedono un’interazione con il mondo reale che l’IA attuale non è in grado di replicare.

Jim Covello, capo della ricerca globale sulle equity di Goldman Sachs, condivide questo pessimismo. Egli sottolinea che, per giustificare l’enorme costo dello sviluppo e dell’esecuzione della tecnologia IA, questa deve essere in grado di risolvere problemi complessi, cosa che attualmente non fa. Covello mette in dubbio anche la possibilità che i costi dell’IA diminuiscano abbastanza da rendere l’automazione economica e teme che qualsiasi guadagno di efficienza ottenuto dall’IA sarà rapidamente eroso dalla concorrenza.

Una Visione Ottimista

Tuttavia, non tutti condividono questa visione cupa. Joseph Briggs, economista senior di Goldman Sachs, è più ottimista. Egli prevede che l’IA generativa automatizzerà il 25% di tutte le attività lavorative, aumentando la produttività degli Stati Uniti del 9% e la crescita del PIL del 6,1% nel prossimo decennio. Briggs ritiene che, nonostante l’automazione di molte attività non sia ancora conveniente, il potenziale di risparmio sui costi e la probabilità che questi diminuiscano nel lungo periodo sono sufficienti a giustificare un futuro più roseo per l’IA.

Kash Rangan ed Eric Sheridan, analisti di Goldman Sachs, rimangono entusiasti del potenziale a lungo termine dell’IA generativa. Essi notano che la spesa attuale per il capitale in rapporto ai ricavi non sembra molto diversa dai precedenti cicli di investimento tecnologico e che gli investitori stanno premiando solo le aziende che riescono a collegare chiaramente la spesa per l’IA ai ricavi. Entrambi sono ottimisti sul fatto che la spesa massiccia per l’IA alla fine porterà frutti.

Ostacoli da Superare

Un altro aspetto critico del dibattito riguarda la carenza di componenti essenziali, come i chip e l’energia elettrica. Toshiya Hari e i suoi colleghi di Goldman Sachs prevedono che la domanda di chip supererà l’offerta nei prossimi anni, limitando la crescita dell’IA. Ancora più preoccupante è la questione dell’energia, di cui abbiamo già scritto in un nostro precedente articolo. Brian Janous, cofondatore di Cloverleaf Infrastructure, avverte che le utilities negli Stati Uniti non sono preparate per il previsto aumento della domanda di elettricità derivante dalla proliferazione della tecnologia IA. Questo potrebbe portare a una crisi energetica che frenerebbe ulteriormente la crescita dell’IA.